Da “Il libro del maestro”

Ren Zen non appartiene ad alcuna religione e a tutte le religioni.

Chi non ha ancora compreso se stesso, non sa da dove viene e dove finirà, chi è sul cammino della Ricerca, può rivolgersi al maestro della via poetica. Chi è pieno delle sue congetture ed è privo della necessaria umiltà per attuare una sana autocritica e mettersi in discussione, si astenga dal farlo: non tutti sentono il bisogno di rivolgersi ad un maestro spirituale; qualcuno è già illuminato o già possiede una fede che lo riempie a sufficienza, altri navigano nell’ignoranza evitando di farsi domande.

Nello Zen, i maestri parlano di “Convinzione definitiva”, concetto che si avvicina alla Fede cristiana. Inutile quindi porsi in relazione critico-dialettica con riguardo ai Principi spirituali: quando ci si affida ad un maestro Zen, l’applicazione deve essere totale, nella meditazione e nelle pratiche proposte.
Occorre seguire il maestro ed avere fiducia nelle sue parole e nei suoi comportamenti, finché non si è illuminati o non si decida di rivolgersi ad un’altra guida.
Se non si ottiene alcun beneficio dalle parole e pratiche di un maestro, si cambia tranquillamente maestro.
I discepoli zen non si fanno problemi a cambiare frequentemente maestro finché non ottengono ciò che vogliono: il Satori, la comprensione dell’originariamente puro.

Mi rivolgo soprattutto ai più giovani perché i ragazzi sono “puro potenziale” e spesso hanno bisogno, per esprimerlo appieno, di una filosofia e di strumenti utili ad orientarsi, a diventare ciò che sono nel modo più fluido possibile, senza disperdere troppe energie nelle evasioni mondane.